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Gli Egiziani apprendono dai Sumeri la scrittura pittografica e la fondono con quella ideografica: tale tipo di scrittura è composta da migliaia di segni ed è molto complessa, per la sua esecuzione è richiesta molta abilità grafica ed una lunga formazione per il suo apprendimento.
Nell’antica società egizia, la scrittura riveste un ruolo di fondamentale importanza; non esistendo proprietà privata, ogni singola attività pubblica richiede un’annotazione; la mancata efficacia del sistema di contabilizzazione può compromettere l’attività di produzione e gestione dei magazzini alimentari, causando anche lunghi periodi di carestia.
Tale importante forma di comunicazione viene affidata agli scribi, una classe di funzionari pubblici dall’elevata posizione sociale, particolarmente apprezzata sia dalla casta sacerdotale che dal faraone. Lo scriba detiene la conservazione delle scritture religiose e svolge l’attività nella progettazione delle opere civili.
Per la prima volta nella storia dell’uomo la scrittura viene affidata a penne, inchiostro ed un supporto di carta: il papiro; l’abbandono della tavoletta d’argilla consente una più facile archiviazione e quindi una maggior quantità di dati immagazzinabili e più agevolmente trasportabili.
Ma che differenza c’è tra pittogramma ed ideogramma?
Il pittogramma è il modo più semplice per trasmettere messaggi e consiste nel mettere insieme disegni, ciascuno dei quali corrispondenti ad un oggetto o azione; tale sistema è stato utilizzato da diverse culture molto antiche, anche primitive e non era ancora idoneo a riprodurre la lingua parlata.
L’ideogramma è una evoluzione del pittogramma e consiste in un disegno stilizzato corrispondente ad una parola; sono necessari molti segni per poter avere corrispondenza con tutte le parole.
L’intuizione di usare segni per riprodurre non solo un’idea ma anche il suono della parola, rappresenta il germe della scrittura fonetica: ogni forma di scrittura nasce da una fase ideografica per poi mutare in forme più evolute.
I segni del nostro alfabeto rappresentano l’ultimo prodotto di un processo di trasformazione iconica: sono il residuo di segni e disegni dell’epoca paleolitica.
Grafemi arcaici quali cerchi, coppe, croci, linee singole o parallele, triangoli, quadrati, mani impresse direttamente sulla pietra, sono l’espressione di un linguaggio visuale elementare universale, un tempo comune a tutti gli uomini della terra e, presumibilmente, ancora presente nel profondo della nostra mente e dei nostri moderni linguaggi, differenziati ed evoluti.
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