La scrittura e le sue implicazioni disfunzionali.
La scrittura assolve a tre fondamentali istanze:
Esprime concetti e pensieri attraverso un codice comunicativo convenzionalmente riconosciuto.
Presiede alla funzione comunicativa.
Rappresenta l’espressione di sé e della propria personalità.
La scrittura rappresenta una funzione complessa che comporta lo sviluppo integrato di vari processi ed apprendimenti e presuppone che nel bambino siano giunte a maturazione tutte le competenze deputate a tale funzione.
I fondamentali fattori annessi al processo di apprendimento grafico sono di ordine percettivo, motorio, cognitivo, linguistico ed affettivo e quando subentra la difficoltà ad integrare tali fattori, lo sviluppo della grafia può venir meno o risultare anche solo parzialmente compromesso; i deficit nei processi di realizzazione grafica, prendono il nome di disgrafia.
La disgrafia è un disturbo che oggi si presenta, tra la popolazione in età scolare, con una frequenza approssimativa di circa un bambino su 20; può presentarsi come fenomeno isolato o in modo associato ad altri disturbi quali la dislessia, la discalculia, la disortografia.
Tali disturbi vengono denominati Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA).
Un approccio efficace a contrastare la disgrafia prevede due momenti distinti: quello della prevenzione e quello della rieducazione.
Una “cattiva scrittura” può nascondere un’inconscia richiesta di aiuto e di qui l’importanza di prevenire il fenomeno disgrafico attraverso l’osservazione ed il monitoraggio dei soggetti “a rischio”.
La disgrafia inerisce un disturbo funzionale che compromette l’esecuzione del gesto grafico; le cause imputabili possono essere di natura molto diversa ed ascrivibili, nella quasi totalità dei casi, a carenze riguardanti le abilità necessarie all’apprendimento della scrittura:
percezione visiva non ottimale, coordinazione occhio-mano, insufficiente conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo, inadeguata organizzazione spazio-temporale, compromissione dell’equilibrio e della coordinazione motoria, deficit dell’attenzione, dominanza laterale non ben definita, carenze pedagogiche, problematiche affettivo relazionali.
La diagnosi di DSA deve essere fatta dallo specialista in neuropsichiatria o in psicologia dell’apprendimento e solo successivamente, su attestazione di disgrafia funzionale (che cioè dipenda esclusivamente dalla pianificazione del comportamento motorio), diventa di competenza del grafologo rieducatore.
Se individuato con tempestività, il disturbo della disgrafia può essere risolto con apprezzabile successo, ma resta importante ricordare che non debba costituire il segnale di un disturbo più grave e che avrà, in questo caso, una diversa priorità educativa ed un diverso approccio terapeutico.
La disgrafia nell’adulto, invece, può presentarsi come “acquisita” (cioè causata da traumi o disturbi di origine neurologia) o essere riconducibile ad un non buon rapporto con la scrittura, ad una mancata soddisfazione nei confronti del proprio prodotto grafico, ad inefficace corrispondenza tra scrittura e personalità.
Un piano “mirato” e personalizzato di rieducazione/riabilitazione dovrebbe sempre prevedere un approccio globale e sistemico, che coinvolga più figure professionali.
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