Ci porta tra i suoi sogni Giosetta Fioroni con questo straordinario libro d’artista: un “contenitore” di opere fotografiche e scritture in viaggio nel magico mondo del notturno, intriso di ricordi e memorie, di incubi e storie, di esperienze dai labili confini tra il mondo reale e quello onirico, tema pregnante nella sua vita e ispiratore del suo fecondo percorso artistico.
Giosetta è una delle artiste viventi più significative dell’intero panorama italiano del Novecento; famosa per la sua arte dal sapore pop, interpreta attraverso l’espressione creativa, il mondo dei sentimenti e delle relazioni che legano tra loro gli esseri umani; il suo è un mondo variegato, esplorato attraverso l’utilizzo di tecniche estremamente diverse, che spaziano dalla fotografia alla scrittura su carta, dalla scultura a smalti e vernici industriali su ceramica.
Romana di nascita, cresce in una famiglia “contaminata” dall’esperienza artistica che la stimola a sviluppare il suo percorso personale che si snoda anche tra gli affascinanti “giochi” della scrittura manuale sulla carta con il disegno; assai pregevole è la produzione di oggetti lavorati con materiali tra i più vari, argento e legno sono i preferiti, ma tutte le sue opere sono connotate dal comune e forte impatto che il mondo fantastico delle fiabe esercita su di lei.
Elfi, folletti e panorami boschivi trovano vita nei suoi libri, così come alle colorate scatolette di legno consegna oggetti trovati nella campagna “in tutte le mie opere la matrice comune è l’infanzia e la visionarietà tipica di questa età immaginativa pregna di suggestioni“; ma c’è molto di più nella sua visione artistica, ci sono le influenze delle principali correnti dell’Informale di Burri, l’Espressionismo astratto di Pollock, le Avanguardie russe, il Cinema americano ed il Teatro francese.
Artista completa ed impegnata; è impossibile definire in poche parole l’intero profilo artistico che la connota ed anche la letteratura la vede protagonista con i suoi lavori che viaggiano oltre oceano; ne L’altra ego del 2012 , immaginario taccuino dei suoi pensieri, espone quello che resta il desiderio di tutta una vita: la creazione di un linguaggio universale che abbracci teatro, fotografia, poesia e scrittura e che, utilizzando il segno grafico, mescoli tra loro e a loro gli oggetti amati del quotidiano.
Oniriche e surreali, quasi malinconiche e dal “tratto” vagamente fanciullesco, le sue scritture concepite come pittura, diventano iconiche e rappresentative di una poliedrica esistenza e fortemente assimilabili all’arte immortale del suo artista di riferimento Paul Klee.
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