Un personaggio leggendario Gertrude Bell che trovò uno spazio di rilievo nel mondo dell’archeologia mondiale e la cui carriera fu segnata da romantiche e tragiche vicende sentimentali; l’alone di mistero intorno alla storia di questa donna che dall’Occidente conquistò con il suo fascino il lontano Oriente, arriva sino ai giorni nostri, per buona parte, attraverso i suoi quaderni redatti tra le sabbie desertiche.
La sua vita da sempre evoca il sensazionale, i sapori esotici delle rovine dell’antico impero Ottomano, le inestimabili ricchezze sepolte tra le polveri ed i legami avventurosi con uomini leggendari come Laurence d’Arabia; sono un numero incredibilmente consistente di lettere e scritti ad aver contribuito ad aumentare l’importanza dei suoi scavi, testimonianza e risultanza di un lungo ed incessante lavoro.
Pioniera dei primi anni del ‘900, quando ancora le donne non erano ben accettate in un ambiente professionale esclusivamente maschile, Bell guida squadre di operai, dirige operazioni impegnative, “salva” antiche iscrizioni destinate all’oblio; con la penna in mano si espone ad ogni tipo di difficoltà e di pericolo: “tra i cantieri e sui dirupi la sola presenza con un quaderno sulle ginocchia dimostra il valore di un’impresa!“
La fitta corrispondenza con molti studiosi del suo tempo la resero famosa tanto quanto i suoi viaggi nei deserti della Mesopotamia; scrisse libri, scattò fotografie, documentò con scrupolosa puntualità ogni suo spostamento, riuscendo a divenire membro della Royal Photographic Society.
E’ proprio dai suoi scritti che compaiono chiare le proprie intenzioni: recuperare ed assegnare ai musei occidentali, che avevano le risorse necessarie per prendersene cura in modo adeguato, i tesori emersi dagli scavi di Ur; Gertrude conquistò a fatica una posizione in un mondo dominato dagli uomini, lottando per la professione così come per la vita privata, rivendicando un’esistenza indipendente e controcorrente.
La Bell, a cui si deve la migliore traduzione dell’opera del poeta persiano Hafiz, viaggiò attraverso l’attuale Iraq e la Siria, non smettendo mai di prendere appunti e scattare fotografie, occupandosi anche di questioni politiche; fonte in parte di ammirazione, in parte di fastidio da parte di molte personalità del tempo, diventò un personaggio piuttosto controverso, dalla storia brillante e complessa.
Luci e ombre su chi contribuì a fare la storia del Medio Oriente moderno: Al Kathun la “regina del deserto” per gli sceicchi arabi, resta oggi una figura eccezionale per l’archeologia e una fonte di inesauribile ispirazione per biografi e registi; la sua vita amorosa anticonvenzionale per gli standard dell’epoca, alimentò leggende e attrasse anche un grande del cinema quale Werner Herzog che ne dipinse le gesta nella pellicola del 2015 “Queen of the desert“.
Lettera al padre datata 1921 “Ho bene impiegato l’intera mattina a disegnare sulla carta geografica il confine meridionale del deserto Iracheno“.
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