
C’è un punto di vista differente per leggere le opere d’arte: focalizzare l’attenzione sulla vita dell’artista più che sulla sua produzione.
Quest’ottica presuppone quasi sempre di esaminare interi movimenti artistici, i periodi storici in cui sono nati, la struttura sociale in cui si sono sviluppati, le relazioni personali tra i protagonisti aderenti alle correnti in questione e ciò vale soprattutto per i “grandi” movimenti, quelli di “confine” tra un precedente e un successivo, quelli che hanno generato scissioni al loro interno, che hanno inglobato artisti così esasperatamente diversi tra loro, da rendere indispensabile conoscerne le loro vite per comprendere il destino dell’arte prodotta e quella a venire.
I momenti storici più drammatici sono quelli che hanno dato vita ai movimenti artistici e culturali più interessanti in quanto i più reazionari ma, perché ciò accada occorre che entrino sul terreno uomini e donne, menti, idee, esistenze e nella storia dell’arte nessun movimento pare abbia risposto meglio a tale paradigma quanto il Surrealismo, portavoce di una interpretazione particolare dell’esistenza e del destino umano, di una presa di posizione netta contro un sistema ritenuto orripilante, della reazione violenta agli orrori della guerra appena terminata.
Nel 1924 Breton stabilisce le “regole del nuovo gioco“: c’è un unico accettabile modo per contrastare le brutture appena passate, agire sotto l’impulso automatico della psiche, libera di esprimersi in qualsiasi modo, senza controllo esercitato dalla ragione, senza preoccupazione di ordine estetica o morale.

Ma chi furono i protagonisti che aderirono a questo richiamo? Quanti? Come fu la loro vita?
Mai si videro menti tanto diverse tra loro; all’inizio Breton chiamò a sé quasi esclusivamente poeti, letterati, pensatori; la Révolution Surréaliste ed il suo Manifeste tagliava fuori le arti visive e solo col tempo si invertì la marcia facendo diventare la sua “rivoluzione” un movimento puramente artistico.
Non tutti aderirono in modo “purista” ai dettami della nuova corrente che cercò di dare un’organizzazione al gruppo, molti ne fecero parte solo per poco tempo, alcuni non aderirono alle regole del collettivo, altri furono espulsi o se ne allontanarono volontariamente per mancanza di condivisione sui principi fondanti. Non pochi furono gli artisti tra i più famosi a disconoscere il fondatore che fu, nonostante i suoi comportamenti “dittatoriali“, indiscutibilmente il motore indispensabile ad assicurare una storia al movimento.
Segni particolari degli artisti surrealisti: ribelli, eccentrici, individualisti per natura, eccessivi, qualcuno autodidatta, alcuni solitari, quasi tutti arditi e stravaganti, con vite private e sentimentali scandalose, sfrenate, sovente eroticamente perverse.
La “stella cometa” che li guidò tutti: l’impossibilità di spiegare in termini razionali le loro opere: il surrealista dipinge immagini attinte direttamente dall’inconscio.

Pochissime furono le donne ammesse al movimento, nonostante fossero dotate di grande talento e seppero farsi notare per le loro produzioni originali e decisamente surrealiste, tutte ebbero una vita sentimentale piuttosto vivace coltivata tra i membri del gruppo; innamoramenti e legami tormentati, gelosie, scambi e tradimenti. Leonor Fini fu definita un “vampiro” da cui gli uomini vorrebbero essere aggrediti. Leonora Carrington, attratta dall’irresistibile atmosfera delle libertà sociali, si perse tra atti di ribellione e stili di vita insani che la portarono persino, per un certo periodo, all’internamento. Purtroppo su di loro l’ombra del maschilismo che non le abbandonerà mai.
Tra vite tragiche, segnate anche dagli sconvolgimenti della seconda guerra mondiale ed ogni sorta di eccessi, si intrecciarono in modo quasi indissolubile destini diversi ma accomunati da deliri e misteri, dall’impegno di elaborare una strategia dell’inconscio capace di liberare l’uomo dalla gabbia della ragione e delle convenzioni estetiche, restituendo un ruolo centrale alla dimensione onirica ed erotica per mezzo dell’automatismo psichico.

“Ho intenzione di distruggere tutto ciò che esiste in pittura. Nutro un totale disprezzo per la pittura. Non mi interessano né le scuole né gli artisti. Mi interessa solo l’arte anonima, quella che scaturisce dall’inconscio collettivo. Quando sto di fronte alla tela non so mai cosa sto per fare e nessuno è sorpreso più di me da ciò che ne viene fuori” Joan Mirò
Fonte: Le vite dei surrealisti di Desmond Morris
Febbraio 2025 – Silvana Piatti Firmologia dell’Arte