Oggi, in occidente, la cultura scientifica e quella umanistica, dialogano tra loro grazie alla reciproca influenza tra neuroscienze ed arte contemporanea; l’impiego della grafologia, da me utilizzato come strumento di verifica a tal fine, rappresenta un valido apporto all’interpretazione dei meccanismi reattivi dell’individuo di fronte ad un’opera d’arte.
Il ponte tra scienza del cervello ed arte, permette di comprendere in modo più profondo, i meccanismi di risposta a livello emotivo di come un’esperienza che trascenda dalla quotidiana percezione della nostra realtà venga registrata attraverso il gesto scrittorio e la grafologia ne diventi il mezzo di elezione per decodificarla.
Partendo dal presupposto che il nostro vissuto esperienziale e la nostra individualità genetica costituiscano le basi su cui si differenziano le reazioni scaturite dalla visione di un’immagine, sarà necessario evidenziare che l’origine della risposta emotiva a forme e colori, nasce in una regione ben specifica del cervello: la corteccia temporale inferiore, e che tale zona è in stretta connessione con altre zone, ippocampo e amigdala, deputate all’orchestrazione di tutte le emozioni.
Va da sé che citare l’opera di “action painting” di Jackson Pollock (ad esempio), lontana dalla tecnica pittorica convenzionale e trasformata in un mero processo creativo basato sull’atto stesso del dipingere, dinamico e interattivo con l’opera stessa, sia necessario per comprendere come solo l’arte contemporanea sia in grado di spostare l’attenzione visiva dal dipinto al movimento di origine inconscia compiuto per produrlo, atto quindi completamente slegato da qualsiasi tentativo di riproduzione figurativa. Il cervello visivo riconosce forme e colori e mette in atto processi sensoriali che innescano emozioni ad alto impatto.
La percezione visiva è un processo mentale complesso ed è da questo radicale cambiamento di ottica, che gli artisti astrattisti hanno reinterpretato la posizione tra loro e la realtà circostante; il fruitore dell’immagine partecipa in modo attivo all’opera, ne rileva la potenza creativa, diviene a sua volta interprete ed autore di un’esperienza in comunicazione con l’inconscio.
Lo studio sperimentale sull’interazione tra neuroscienze ed arte, pone quindi i presupposti per un rapporto in evoluzione, la sua finalità è quella di affinare la comprensione sul “comportamento” del cervello in risposta all’opera, di fornire informazioni sui processi in atto durante l’atto creativo sia nell’artista che in chi osserva l’opera.
L’arte senza un preciso contenuto è la forma più potente di arte e lo studio della scrittura può decodificare i meccanismi di reazione delle nostre risposte emozionali scaturite dall’incontro con tali opere.
Grazie per aver letto questo articolo sul blog … Marzo ’20