Il labirinto di un mecenate
“Sognai per la prima volta di costruire un labirinto circa trent’anni fa, nel periodo in cui a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges …” Franco Maria Ricci.
Queste sono le parole di un grande mecenate italiano, amante della “bellezza” e dell’arte, grande sostenitore, inoltre, dell’importanza della conservazione della scrittura manuale a cui attribuisce da sempre una importante ed imperdibile funzione.
Le letture sulla sua fondazione, purtroppo poco conosciuta, costruita nel piccolo comune parmense di Fontanellato e custode di una collezione ricchissima, estremamente variegata e di inestimabile valore, con annesso il più grande labirinto del mondo, mi hanno spinta a partire per visitarla.
Il mio “diario di bordo” in cui trascrivo tutte le annotazioni di viaggio, è ora colmo di pensieri ed impressioni scaturite dalla straordinaria immersione in questo luogo, che ha davvero dell’incredibile, al punto che mi risulta assai arduo riportarne uno scritto che la rappresenti in tutte le sue sfaccettature.
“Tornare a sfogliare oggi un volume de – I segni dell’uomo – significa ripetere un rituale: sfiorare con i polpastrelli le nere sete delle rilegature e le lettere impresse in oro, sostare davanti alle immagini incollate a mano su carta azzurrina … “ F.M.R.
Tracciare un profilo di Franco Maria Ricci non è cosa facile, per la complessità e la grandezza del suo operato, che lo vide nell’Italia della Transavanguardia, un editore dallo spirito innovativo nel campo delle arti visive; egli concepì la rivista d’arte Ephémere (FMR), di grande originalità e lontana dalle produzioni contemporanee più convenzionali.
Accanito collezionista, capace di unire “pezzi” provenienti da luoghi, culture ed epoche profondamente differenti tra loro, spazia dalle meraviglie del Rinascimento e del Barocco alle opere metafisiche di Domenico Gnoli: egli riesce a cogliere la “bellezza” catturandone l’essenza.
In lui regna il gusto per la preziosità del corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia dell’impaginazione, per tutto ciò che “veste” un oggetto di lettura.
Franco Maria Ricci inventore, artista, fantasioso osservatore, abile nell’accostare l’aulico al prosaico … il suo ultimo geniale sogno da realizzare: il progetto del Labirinto della Masone, il labirinto più grande del mondo, che apre le sue porte al pubblico nel giugno del 2015; egli diventa così anche designer e creatore di labirinti.
“La passione per il bambù, pianta elegantissima e poco utilizzata in Occidente, mi suggerì la materia prima ideale; questa mia impresa ha assorbito la maggior parte del mio tempo e quando nacque aveva un carattere squisitamente personale: sulle terre della mia famiglia volevo lasciare una traccia di me, ma col passare del tempo, questa idea si è lentamente trasformata ed ora il labirinto è divenuto un lembo di Pianura Padana di cui possono goderne tutti …” F.M.R.
Perdersi o ritrovarsi: l’enigma ambivalente che pervade l’affascinante metafora del labirinto, un luogo che coniuga divertimento e paura, un percorso tra dubbi e certezze delle scelte giuste come esattamente accade nella vita.
La parte botanica del Labirinto della Masone è di straordinaria bellezza, di incredibile interesse: 200mila esemplari di bambù di 20 specie diverse.
“E’ una forma molto antica di manipolazione dello spazio: Dedalo la inventò per un lockdown individuale, la clausura del Minotauro. Ma i giorni dell’isolamento hanno favorito le fantasticherie e mi è accaduto di promuoverlo mentalmente come ispirazione per il futuro. Esiste la credenza che, al contrario degli uomini, gli spiriti, non avendo l’impiccio del corpo, si spostino in linea retta; alcune popolazioni dell’India meridionale espongono all’esterno delle loro case motivi labirintici con funzione antropologica, come amichevole avvertimento agli spiriti malvagi di tenersi alla larga dalle abitazioni, all’interno delle quali non sarebbero in grado di muoversi … “ F.M.R.
La mia personale esperienza nel Labirinto della Masone è stata estremamente significativa, è stato come ripercorrere le tappe fondamentali della mia vita in un breve percorso tra luci e ombre filtrate dagli alti bambù; un interrogarsi sulle scelte discutibili e le intuizioni felici che mi hanno portata su strade giuste; è stata una scommessa con la mia capacità di affidarmi all’ascolto della voce intima che spinge sempre verso un’uscita, sotto l’occhio attento e protettivo di una natura a tratti insidiosa a tratti amica.
Se vi capitasse di soggiornare nei dintorni, non perdete l’occasione di una vista tanto appagante per gli occhi, quanto arricchente per lo spirito. Dal mio diario di bordo, Giugno 2020. Se questo articolo ti è piaciuto, segui gli altri sul blog …