Intelligenza emotiva = autocontrollo + entusiasmo + perseveranza + capacità di automotivarsi.
Abbiamo imparato che la capacità di controllare gli impulsi sta alla base della volontà e del carattere e che la radice dell’altruismo sta nell’empatia, ovvero nella capacità di leggere le emozioni altrui.
La storia evolutiva dell’uomo ha conferito alle emozioni un ruolo fondamentale nella psiche umana, al punto che nei momenti più critici della vita, il cuore prevale sulla mente; sono le grandi emozioni a guidarci nell’affrontare situazioni difficili, importanti, dolorose o di grande pericolo.
Tutte le emozioni sono impulsi ad agire, sono piani d’azione per gestire in tempo reale le emergenze della vita e, nel nostro repertorio, ogni emozione ha un ruolo unico rivelato dalle sue caratteristiche biologiche distintive: ciascuna emozione prepara il corpo ad un tipo di risposta diverso.
In noi coesistono due menti, una emozionale ed una razionale che devono operare in armonia, integrandosi reciprocamente per guidarci nella realtà, ma pur tuttavia restano facoltà semi-indipendenti, in quanto ciascuna di esse riflette il funzionamento di circuiti cerebrali distinti seppur interconnessi.
Una buona padronanza di sé, intesa come capacità di resistere alle tempeste emotive causate dalla sorte avversa senza essere schiavi delle passioni, è una virtù elogiata fin dai tempi di Platone; il saper controllare le proprie emozioni negative è la chiave per ottenere un elevato standard di benessere psicofisico: i sentimenti estremi, le emozioni troppo intense o che perdurino troppo a lungo, mirano la nostra stabilità ed il nostro equilibrio.
La domanda che ne deriva da questo assunto è: può il dolore temprare l’anima?
Sicuramente la sofferenza potrebbe offrire un contributo costruttivo alla vita creativa e spirituale, ma resterà sempre il giusto rapporto tra emozioni negative e positive a determinare la sensazione di benessere; è una “capacità” quella di saper resistere nella giusta misura agli impulsi, così come appare sempre più importante possedere la “competenza sociale” di riuscire ad esprimere le proprie emozioni ed i propri sentimenti nel rispetto di quelli altrui.
La nostra grafia ci “parla” di come noi gestiamo le nostre abilità emozionali, di quale sia il livello di autoconsapevolezza raggiunto, di quanto siamo in grado di identificare le nostre emozioni, esprimerle, impiegarle al “servizio” del sentimento, se ed in che modo abbiamo imparato a rimandare una gratificazione, controllando tensioni ed ansie.
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