La Bich nasce a Torino
La storia della penna parte da lontano, forse prima che l’uomo elaborasse nel suo pensiero l’idea di scrittura. Poi, però, ha seguito un’evoluzione non condizionata dalla tipologia degli alfabeti, quanto piuttosto dal bisogno tutto umano di duplicare la conoscenza e velocizzarne il fissaggio. Probabilmente è in questo snodo cardanico della cultura che la penna si è vista investire dalla tecnologia: è diventata sempre più autonoma, sempre meno legata all’idea di fissità che ben si esprime nell’immagine di quel tavolo di tradizione amanuense chiamato “scrittoio”.
La grande rivoluzione tecnica prodotta dall’invenzione della stilografica è stata surclassata dall’era della penna a sfera, che deve all’inventore ungherese Laszlo Jozsef Birò, il suo ingresso nel mondo della scrittura.
Ma forse non tutti sanno che, a trasformare quella penna nello strumento di scrittura più diffuso nel mondo e tra i più economici, contribuì in modo rilevante un industriale che nacque a Torino, Marcel Bich, un nobile che nel 1953 acquistò il brevetto di Birò, dando inizio alla produzione industriale di quella che sarà poi universalmente conosciuta come la “Penna BIC”.
L’opera innovativa di Bich semplificò la quotidianità della scrittura.
Per molti di noi quella cannuccia in plastica è parte integrante delle nostre memorie scolastiche, professionali e domestiche, usata da molti studenti nelle situazioni più difficili perché considerata indistruttibile, ha scritto milioni di compiti, firmato contratti, computato, tracciato promemoria per la spesa.
Ma in fondo anche la stilografica ha acquisito un ruolo sociale più elevato, è diventata l’optional da taschino, meglio se quello della camicia, oppure rigorosamente celata in quello interno della giacca; mai in quello esterno, perché come avvertono i cultori del bon ton, è tanto pacchiana!
La conquista della scrittura rappresenta certamente una delle rivoluzioni culturali più importanti per l’uomo che si era allontanato dalla preistoria per entrare nella storia. Oggi ne facciamo un uso continuo e costante, in tutte le sue molteplici applicazioni e con i supporti più diversi e innovativi; malgrado ciò, spesso non pensiamo a che cosa ci sia dietro alla scrittura …
Fonte: Strade d’inchiostro di Massimo Centini
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