Segni molto elementari ed altamente evocativi, è questo lo stile pittorico dell’artista autodidatta tedesco A. R. Penck, che “mescola” sapientemente sulla tela personaggi stilizzati e scrittura; le sue opere sembrano provenirci dai lontani tempi dei primi graffiti rupestri, ci affascinano per i vivaci nitidi colori, per lo spazio occupato in modo particolarmente sapiente ed equilibrato.
La grafologia ci insegna che disegni e simboli sono i precursori della scrittura e che l’attenzione alla loro distribuzione nell’ambiente grafico evoca sensazioni ed emozioni di grande armonia; tutto appare casuale, ma in realtà la disposizione degli elementi è frutto di un rigido rispetto delle proporzioni.
La ricerca artistica di Penck (pseudonimo di Ralf Winkler) affronta, tra gli altri, il tema della a-temporalità, rimanda ad un concetto legato a forme semplici, primordiali, essenziali, in un perfetto dialogo tra la forma, il ritmo e il movimento; uno stile pittorico, il suo, assimilabile a quello metafisico.
Sino al 13 Febbraio 2022 il Museo di Mendrisio propone una retrospettiva sulla sua arte: dipinti, sculture, opere su carta e libri d’artista che solo all’apparenza può far pensare ad una dimensione primitivista; molto complessa è infatti la struttura comunicativa tra gli elementi che si esprime attraverso un linguaggio squisitamente concettuale.
La sua idea filosofica è che ogni essere umano pensi prima per immagini che per parole e gli valse la fama di “pittore delle caverne” fin da quando dipinse un murale nel seminterrato di una casa dello studente, prima rappresentazione pittorica della divisione della Germania avvenuta nel 1961; la sua pittura, mettendo al centro il principio che il lavoro producesse forme di alienazione nemiche della creatività, venne censurata dalla politica di quegli anni nella Germania Est, da cui successivamente l’artista scappò; l’Arte per Penck è lo strumento per la liberazione dallo sfruttamento sul lavoro.
Su uno dei sui taccuini annota “il punto, due punti, un segno, lo spazio, costituiscono uno schema di pensiero visivo” e quando negli anni ’80 nelle metropolitane di New York irrompono prepotentemente le prime neo-nate forme di street art, le sue opere vengono assimilate a quelle del più conosciuto Basquiat.
Grazie alla pittura monumentale dei suoi graffiti, Penck assurge ad una delle figure più interessanti del panorama artistico del suo tempo, portavoce di un momento storico bisognoso di testimonianze artistiche audaci e visionarie.
Silvana Piatti esperta di discipline grafologiche